Il Coronavirus mi ha messo in crisi: non so che fare, ditemi se sono anziano!



Mettiamoci un po’ di sana ironia in questa vicenda drammatica del Coronavirus. Facciamolo per darci coraggio e speranza, e per evitare che il virus del pessimismo ci assalga. Secondo l’Istat si è anziani solo dopo il compimento del 75esimo compleanno. Secondo l’ISS, però, al tempo del Coronavirus gli anziani è meglio che stiano a casa, facendo riferimento agli over 65. Io ho *72 anni, sto bene e sto conducendo una vita normale. Mi chiudo in casa perché sono un over 65, oppure seguo la ridefinizione dell’Istat sicché, a rigore di grammatica e di logica, posso sbattermene della bestiaccia per altri tre anni?
Sdrammatizziamo, Signore e Signori. Mettiamoci un po’ di sana ironia in questa vicenda drammatica del Coronavirus. Facciamolo per darci coraggio e speranza, ma anche per allontanare il rischio d’un virus forse ancora più pericoloso: il pessimismo che rabbuia i nostri umori, fa lievitare l’ansia, riduce intensità e tempo alle nostre emozioni positive.
L’ironia. Imitiamo i cinesi. Le loro bordate ironiche di questi giorni sono roba legittima e sacrosanta. Un contrappasso che ci siamo meritati. Per settimane, da quando a Wuhan è “scoppiato” il virus, con cinismo degno di miglior causa abbiamo aperto la caccia all’untore: in tutte le città italiane - e perfino nelle nostre contrade irpine sempre più deserte, non per il virus ma per l’emigrazione da fame – bastava vedere un cinese a un chilometro di distanza per cambiare strada, pussa via occhi a mandorla, giù con l’ultima barzelletta sui musi gialli manco fossero...carabinieri.
In privato senza freni, in pubblico a denti stretti, ne abbiamo dette di cotte e di crude, fino all’apoteosi del Governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha voluto esibire al mondo tutta l’essenza della grettezza leghista ricordandoci – roba da Alzheimer politico galoppante - che “tutti abbiamo visto i cinesi mangiare i topi vivi”.
L’ironia “gialla”, dicevamo. L’infezione è esplosa con violenza anche in Italia, ed eccoti servita la rivincita cinese. Non più voli aerei chiusi da quelle parti verso l’Italia, ma divieto di andare dall’Italia alla Cina. Questo in pubblico. Manco v’immaginate, Signore e Signori, lo sfottò – bonaria ironia, invero – che molti professionisti e imprenditori di Pechino hanno fatto via Whatsapp a professionisti e imprenditori italiani con i quali hanno rapporti, rispettivamente, di lavoro e di affari. “Fammi sapere appena sei sfebbrato. A proposito, non pensare di potermi incontrare prima di un anno. Stammi bene. Lo spero per te. Ciuau, Ciauau!”. Roba di questo genere, insomma.
L’ironia, certo. Ma qui corre l’obbligo, innanzitutto, dell’autoironia. Credeteci: ch’azzecca!
Intanto perdonate se cambio declinazione, proprio per essere più efficacemente autoironico, e passo a scrivere in prima persona.
Dunque, li avete letti i nuovi Comandamenti – pardon: le nuove Raccomandazioni – che il governo italiano ha rivolto ieri a tutti gli italiani dopo aver chiesto lumi al proprio Comitato Scientifico all’uopo costituito?
Ce n’è uno che riguarda me e tutti gli italiani che come me hanno una certa età e che vengono genericamente chiamati “anziani”. La “raccomandazione” è che non debbano uscire di casa. Devono stare chiusi dentro, blindati: magari con una doppia mascherina, la bombola d’ossigeno a portata di bocca, meglio ancora se acquisti un ossigenatore del tipo che usano in terapia intensiva, finestre e porte ermeticamente serrate, se hai la moglie ancora in forma basta e avanza, in caso contrario una badante ben istruita allo scopo e rigorosamente “non cinese” e nemmeno “diversamente asiatica”. Per carità, la Scienza merita ogni rispetto, ergo bisogna comportarsi di conseguenza se il Comitato - appunto, Scientifico - ti raccomanda di...Perfetto!
Epperò un dubbio atroce mi ha assalito dopo aver letto il decreto del Governo. Questo ragionevole dubbio: tra due mesi e mezzo circa compio 72 anni; sono anziano, sì o no?
Immagino che abbiate sul viso un smorfia di beffarda sufficienza, Signore e Signori. Immagino che ve la stiate ridendo. Di più: se il mio pensiero vola a quanti – tanti! - vorrebbero vedermi morto qui e subito, immagino che come d’incanto abbiano intonato con infinita soddisfazione un coro incontenibile e inappellabile, più o meno su queste note: “Ci siamo, Franco Genzale si è fottuto con la testa! Oilì, Oilì, Oilà”.
E no, Signore e Signori: non sono fottuto affatto. Il mio dubbio è più che ragionevole, tanto ragionevole da farmi scrivere e gridare che “fottuti” con la testa sono quelli del Comitato Scientifico, almeno al pari del Capo del governo & Compagni Ministri senza né capo né coda che ci ritroviamo. E tanto, Signore e Signori carissimi, a giudicare dal gran casino che stanno facendo su questa storia del Coronavirus: un giorno è pericoloso e serve stare allerta, il giorno dopo lo è un po’ meno e possiamo tenere le scuole aperte, l’altro giorno ancora è il Diluvio Universale e bisogna approntare l’Arca di Noè badando a fare accoppiare, durante la permanenza, anche le specie diverse, come piacerebbe al Sottosegretario 5Stelle Carlo Sibilia (Copyraight riservato).
Sì sì, Signore e Signori: un casino che non se ne può più, che rischia di farci impazzire di caos più che ammalarci di virus cinese, se è vero come è vero che persino una persona equilibratissima qual è il direttore di Repubblica, Carlo Verdelli, nel suo ultimo “fondo” ha dovuto richiamare duramente all’ordine i nostri governanti supplicando la comparsa di un “carismatico”, uno soltanto, in grado di dire agli italiani cosa sta accadendo e – questo lo aggiungo io – che c… dobbiamo fare per non impazzire di confusione.
Il mio dubbio era e resta ragionevole, amici cari. E io chiedo aiuto a voi, interrogo il minimo buon senso comune per capire come stanno le cose. Veniamo al dunque, riproponiamo l’amletico quesito con un tantino di licenza politica per la quale ci spargiamo il capo di cenere davanti al ricordo di William, naturalmente Shakespeare: “Essere o non Essere... Anziano!”. “Sono o non Sono...Anziano”.
La Raccomandazione, difatti, invita gli anziani a non uscire di casa. Ma parla anche di “over 65”. Io, ripeto, ne ho 72 quasi compiuti. Dov’è l’inghippo? Eccolo. L’anno scorso o giù di lì, l’Istat – fonte ufficiale delle statistiche nazionali – ha ridefinito l’anzianità. Partendo dalla considerazione che - grazie a Dio e corna facendo – la vita media si è allungata d’un bel po’, ha affermato che si è “anziani” dopo il compimento del 75esimo anno. Ergo: per l’Istat non sono anziano, per il Comitato Scientifico del governo italiano lo sono. Che si fa? O meglio, cosa faccio? E cosa devono fare quelli che hanno più o meno la mia età e non sanno – dopo questo Palazzo Chigi così confusionario – se sono – parafrasando il Sommo Poeta - “...nei due terzi o nei tre quarti del cammin di loro vita” o in quale altra “selva oscura” sono finiti per volontà del Comitato Scientifico del governo italiano.
Sarebbe una disputa non meritevole nemmeno di un pernacchio se non ci fosse di mezzo il Coronavirus, questa bestiaccia che ha voluto inaugurare il 2020 con un brindisi a base di virus e che - diciamolo con serietà e preoccupazione – sta rovinando le nostre esistenze, anche grazie a governanti incapaci di comunicare con chiarezza ed onestà come stanno le cose, quindi già solo per questo non proprio degnissimi di svolgere il ruolo che svolgono.
C’è di mezzo il Coronavirus – tornando all’ironia – ed io non so che pesci prendere. Mi chiudo in casa perché sono un “over 65”, oppure seguo convenientemente la ridefinizione dell’Istat che non mi fa essere ancora “anziano” sicché, a rigore di grammatica e di logica, posso sbattermene della bestiaccia per altri tre anni, e uscire, ancorché con tutte le prudenze che il caso richiede, al pari, non dico di un trenta-quaranta-cinquanta-sessantenne, ma almeno di uno cui manca un mese al compimento dei “65”?
Esco liberamente di casa e sono attivo, lavoro, socializzo, faccio che cazzo mi pare come sto facendo, oppure per paura della Bestia, come confusamente mi “raccomanda” il governo italiano, metto l’Istat nel cassetto, mi chiudo in casa e rompo i timpani a mia moglie che inevitabilmente, come già fece quando decisi di fare il pensionato, sette anni fa, dopo avermi tenuto un mese a girare come un folle tra cucina e salotto, giustamente stanca e afflitta dalla mia insopportabile presenza, un bel giorno graziosamente mi disse minacciosa: “Non ti sopporto più in casa: o te ne torni a lavorare oppure ti ammazzo”? Tornai a lavorare. Oggi, dopo sette anni, non mi sono mai pentito d’averlo fatto: ho salvato me e soprattutto mia moglie, già vittima innocente della mia ingombrante, fastidiosissima presenza tra le mura domestiche.
Devo però ammettere, Signore e Signori, che condivido appieno, ne sono addirittura entusiasta, l’altra raccomandazione – questa, sì, chiara e finalmente “senza età” – divulgata dal governo. Recita più o meno così, attingo da “Il Mattino” di ieri: “Fondamentale che le persone restino tra loro a distanza di due metri per mettersi al riparo dal contagio negli ambienti chiusi. Evitare baci, abbracci e strette di mano, gesti della consuetudine quotidiana con cui in Italia ci si saluta e che possono favorire il correre del contagio”.
Avrei qualcosa da ridire a proposito dei due metri di distanza. Mi astengo: potrei essere frainteso, e passare per un difensore dei molestatori sessuali (Dio ce ne scansi e liberi). Ora, però, una volta puntualizzato che abbracci e baci non sono gesti esclusivi del made in Italy, e dopo aver doverosamente aggiunto che in giro nel mondo si fa anche peggio, prendi ad esempio la Russia, dove si salutano slinguettandosi e senza rinunciare, quando gradito, alla “correzione” con Vodka, bisogna convenire che oltre ad essere anti-coronavirus la raccomandazione testè citata è anche generalmente igienica, sia in senso fisico che mentale. E lo è soprattutto in questa lunga vigilia delle elezioni regionali, in Campania per quanto ci riguarda, che come sempre sarà caratterizzata (alla luce delle nuove regole è corretto scrivere “sarebbe stata caratterizzata”) dal rito barbaro delle pacche sulle spalle e gli abbracci e i baci, appunto, della nostra peggiore cultura politico-clientelare nascosta dietro la foglia di fico del più ipocrita dei sentimentalismi.
Pensate, Signore e Signori, grazie ai mancati abbracci e soprattutto ai baci, dunque “grazie” a questa bestiaccia infame ch’è il Coronavirus, almeno per l’anno in corso – Viva i Cinesi! - noi fortunati irpini e campani ci sottrarremo alle molestie olfattive dei candidati alle regionali che in larghissima parte già conoscete. Ripensate per un attimo ai loro nomi, ai loro volti, inevitabilmente – quindi – alle loro ascelle e – perché no? - ai loro aliti, e diteci – Signore e Signori – se è vero oppure no che questa raccomandazione è tra le pochissime cose veramente egregie di cui il governo italiano può andar fiero. Complimenti!
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