IL VECCHIETTO DOVE LO METTO?


Questo è il titolo di una canzone, che voi tutti ricordate, scritta da Domenico Modugno nel lontano 1977. La musica è semplice,ritmica, orecchiabile, ma il testo no, è amaro, molto significativo, direi profetico,
Questo vecchietto, per tanto tempo utile e prezioso, amato dai nipotini, spesso indispensabile per il bilancio familiare, fino a quando la salute lo sostiene ed è autosufficiente, viene circondato dal rispetto e dall'affetto di tutti,poi con il trascorrere degli anni e con gli acciacchi dell'età diventa un peso insopportabile, d'intralcio per la famiglia. E allora cosa ne faccio? Dove lo metto?
Semplice: nella casa di riposo, o se volete nella casa di cura, o nella pensione con tutti i confort, o volgarmente negli ospizi, o ancora più semplicemente nelle RSA.
Queste strutture allora sono nate come funghi: c'è solo l'imbarazzo della scelta. C'è chi offre ospitalità da hotel a 5 stelle che pochi si possono permettere, con presidio medico permanente e personale sanitario attrezzato, piscine, palestre e spazi vari per il tempo libero; c'è chi si accontenta dello stretto necessario e chi infine, in maggioranza, accetta anche ospitalità in stanze plurime con tutti i disagi che ne derivano
Ora, in tempo di coronavirus, queste strutture che, sembravano il toccasana per l'accoglienza dei poveri vecchietti, si sono rivelate inadeguate, insufficienti, a volte fatiscenti, spessissimo sono diventate il cimitero delle persone incapaci. La percentuale dei decessi nelle RSA è altissima, non quantificabile perchè non tutti i deceduti sono stati sottoposti a tamponi necessari per stabilire il numero esatto dei contagiati. Per lo più dette strutture hanno mostrato carenze notevoli o addirittura inadeguatezza per fronteggiare il contagio,tanto che ultimamente è dovuto intervenire la magistratura per individuare e assicurare alla giustizia i responsabili di queste mancanze.
E i poveri vecchietti dove sono finiti? Alcuni, i più fortunati, increduli per il pericolo scampato, con gli occhi spiritati, sono usciti adagiati su una lettiga o su una sedia a rotelle, accompagnati dagli infermieri e accolti dai familiari con un sospiro di sollievo per riportarli a casa dopo la necessaria quarantena. Altri, poveretti. I più sfortunati, in una bara, incolonnati su camion diretti ai forni crematori!

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