A Candaratë era un metodo di conservazione sotto sale della carne di maiale, carne che costituiva il piatto tipico dei “poveri”, e non solo, perché utilizzava le parti meno nobili del suino e cioè rë spangèddë (le costole), u vuccularë (la parte formata di grasso e di cotenna pendente tra il collo e la gola, chiamata anche guanciale), a cotëchë (la cotenna), i piedi, rë vrécchjë (le orecchie). I veri poveri non erano in condizione di fare neanche a candaratë. Fino agli anni '70-'80 del secolo scorso nelle case, specialmente in quelle dei poveri, si faceva appunto uso della candaratë. Bisogna ricordare al lettore che il maiale allevato era la “ricchezza” della famiglia per un intero anno, in quanto assicurava il salame (salsiccia, soppressata, cotechino), il prosciutto, il lardo, la sugna che si conservava nelle vesciche, il sanguinaccio, ecc, ecc. Insomma del maiale non si buttava nulla. Finanche le setole venivano u